La storia della scoperta dell’eparina dimostra come i giovani ricercatori appassionati possano essere determinanti per il progresso della medicina. Nel 1915 Jay McLean era uno studente di medicina del secondo anno presso il Dipartimento di Fisiologia della Johns Hopkins Medical School di Baltimora, diretto dall’eminente scienziato William Howell. Questi aveva proposto a McLean che, come racconta di se stesso, era un giovane molto determinato, di indagare sul significato ed il ruolo della coagulazione.
Lo studente inizialmente si focalizzò sulle proprietà protrombotiche della cefalina, una sostanza di origine cerebrale, poi spostò la sua attenzione a cuore e fegato, ricavandone degli estratti chiamati cuorina ed eparfosfatide e testando il loro potere coagulante. Osservò però che con il passare del tempo e con l’esposizione all’aria, i primi lotti di cuorina ed eparfosfatide non solo avevano perso la loro attività protrombotica, ma avevano anche iniziato a mostrare attività anticoagulante, e questo soprattutto nei preparati a base di eparfosfatide.
Una scoperta casuale
Con questi dati in mano e dopo aver eseguito ripetuti esperimenti, McLean raccontò ad Howell di aver scoperto la presenza di un anticoagulante naturale nella sostanza ricavata dal fegato e nel tentativo di superare lo scetticismo iniziale del suo mentore, aggiunse il fosfatide epatico a del sangue felino fresco, che infatti con il passare del tempo non si coagulò come ci si sarebbe aspettati. Dopo numerosi studi in vitro, McLean e Howell sperimentarono questa sostanza su una ferita alla zampa di un cane, che provocò un’emorragia. Era il 1916.
Due anni dopo, Howell coniò il termine “eparina” per questo tipo di anticoagulante solubile nei grassi, aggiungendo il suffisso -in (usato per denotare un tipo di composto o sostanza biochimica), alla parola latina che indica il fegato, hepar. McLean lasciò nel frattempo il laboratorio mentre Howell continuò i suoi esperimenti per perfezionare l’estrazione dell’anticoagulante dal fegato. Nei primi anni ’20 Howell isolò un anticoagulante idrosolubile, che egli denominò nuovamente “eparina”, anche se era una molecola diversa dal preparati fosfatidico scoperto in precedenza. Nel 1924 pubblicò il protocollo completo per l’estrazione acquosa dell’anticoagulante.
Le controversie accademiche
Nonostante McLean si fosse sempre considerato lo scopritore dell’eparina, iniziò la sua campagna per il merito della scoperta a metà degli anni ’40, subito dopo la morte di Howell. Partecipò a interviste radiofoniche, scrisse lettere a numerosi scienziati e medici, compilò una monografia sull’eparina, condusse ulteriori ricerche, tenne conferenze. La campagna ebbe un grande successo perché McLean convinse molti dei suoi contemporanei di essere lo scopritore dell’eparina, o almeno un co-scopritore, nonostante la sostanza che aveva isolato non fosse l’eparina vera e propria. Ci fu comunque chi dissentì dalla sua posizione, argomentando che il suo lavoro portò sulla giusta strada, ma non all’isolamento biochimico della sostanza.
I primi farmaci a base di eparina
Negli anni ’30 molti ricercatori focalizzarono i propri studi sull’eparina. Erik Jorpes del Karolinska Institutet scoprì la struttura dell’eparina nel 1935, e ciò permise alla società svedese Vitrum AB di lanciare il primo prodotto a base di eparina per uso endovenoso nel 1936. Prima del 1933, l’eparina era disponibile in piccole quantità, era estremamente costosa e tossica e, di conseguenza, di scarso valore medico. L’eparina dunque, scoperta casualmente nel 1916, non ebbe un utilizzo immediato. Solo vent’anni dopo ne fu riconosciuta l’utilità clinica nel trattamento della trombosi venosa post traumatica degli arti inferiori, dai canadesi Charles Best e Gordon Murray.
Una questione ancora aperta
Jay McLean morì nel 1957, costernato e depresso per l’indifferenza della comunità scientifica verso quella che riteneva una sua scoperta. Solo negli anni Sessanta il lavoro di McLean venne in parte riconosciuto, tanto che venne affissa una targa presso il Dipartimento di Farmacologia del Johns Hopkins Hospital, a testimoniare la sua partecipazione alla scoperta del farmaco. La targa, nei primi anni 2000, è stata rimossa: una decisione influenzata da una controversia che, evidentemente, non ha trovato ancora risoluzione.