I casi di trombosi ed embolia verificatisi nel 2021 dopo la vaccinazione anti-covid sono stati circa 30 su oltre 5 milioni di dosi. Certamente pochi, ma più che sufficienti a sollevare dubbi, non solo su questo particolare vaccino, ma in generale su tutti. E sono in molti a chiedersi se è necessaria l’eparina in via preventiva, per mettersi al riparo da eventuali rischi.
Prudenza? Sì, ma non per tutti
Quando si inocula un vaccino, qualunque esso sia e quindi non solo quello contro il Sars-Cov-2, si verifica uno stato di infiammazione che accende i fattori che fanno coagulare il sangue. È una reazione normale che di solito si risolve senza lasciare strascichi. A volte però può essere eccessiva, troppo esuberante, e in alcune persone potrebbe favorire la formazione di trombi. Si tratta in particolare di chi ha una probabilità maggiore di incorrere in una trombosi in generale, e quindi non solo in caso di vaccinazione, lungo l’arco della vita.
Chi è più a rischio
A essere particolarmente fragile ad esempio è chi ha già avuto un evento trombotico in passato, chi è in gravidanza oppure in passato ha avuto una complicanza durante la gravidanza, chi ha in famiglia un genitore oppure fratello colpito da trombosi o da embolia prima dei 65 anni e chi ha più fattori di rischio presenti in contemporanea, come ad esempio, ipertensione, diabete, obesità. Può essere a rischio, infine anche chi porta un’ingessatura, oppure soffre di vene varicose.
Evitare il fai-da-te
In ogni caso, anche per chi rientra in una di queste categorie, è assolutamente da evitare il fai-da-te perché nella stragrande maggioranza dei casi, come provano i numeri, l’organismo è in grado di gestire da sé gli eventuali effetti collaterali della vaccinazione. Meglio invece parlarne col proprio medico. Sarà lui a decidere in base alla singola situazione se è necessaria una protezione con un farmaco anticoagulante.