Mobilità ridotta – Michele a causa di un brutto incidente in moto, è a casa con una gamba ingessata. Adele è in convalescenza in seguito a un intervento per frattura vertebrale. Due situazioni diverse e soprattutto, due età differenti: il primo ha 32 anni e la signora ne ha 81. In comune, hanno una terapia: eparina.
«E’ ancora diffusa tra i pazienti l’idea che le complicanze tromboemboliche rappresentino un rischio unicamente per le persone anziane», interviene Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano e provincia. «Non è così. E per questo, quando abbiamo un paziente che ha una mobilità ridotta perché ha subito una frattura importante, è necessaria la terapia con un anticoagulante che solitamente è l’eparina e in particolare la formulazione a basso peso molecolare».
Sì, in seguito a un evento acuto
Va chiarito un concetto: cosa si intende per mobilità ridotta. «Le due situazioni che abbiamo riportato non sono state scelte a caso», sottolinea il dottor Rossi. «Entrambe, afferiscono a pazienti con una frattura importante che costringe a modificare l’abituale stile di vita per una difficoltà a camminare. Ma, ed ecco la condizione assoluta per poter prescrivere l’eparina, si intende una mobilità ridotta temporanea a causa di un evento acuto. Altrimenti, cioè se la mobilità ridotta è determinata da una situazione cronica, la terapia anticoagulante cambia».
La terapia è personalizzata
L’azione dell’eparina è quella di rallentare e tenere sotto controllo l’eventuale attività eccessiva dei fattori pro coagulanti e nel contempo di aiutare i fattori anticoagulanti naturali a impedire un eccesso di coagulazione nel sangue. «Per ottenere questo obiettivo, il medico di famiglia deve avere ben presente le condizioni generali del “suo” paziente», aggiunge il dottor Rossi.
«Tornando ai due casi riportati, Adele e Michele, quasi sicuramente avranno la necessità di dosaggi differenti, a causa a causa del diverso peso, in primo luogo, ma anche per l’età e per la presenza in concomitanza di altre malattie, di terapie farmacologiche croniche, per citare solo gli esempi più comuni. Solo così raggiungiamo il nostro obiettivo, cioè di ottenere una regolazione personalizzata dell’effetto anticoagulante».
Farsi guidare se necessario
Certo, la somministrazione di eparina non è sempre semplice. «Sono fiale pre-riempite, pronte per l’uso, ma a volte a causa per esempio di un problema di ridotta manualità, tipico negli anziani, può essere difficoltosa», conclude il dottor Rossi. «Per questo, è il caso di richiedere un supporto esterno se necessario, e comunque, di insegnare la prima volta come si esegue la somministrazione, e questo a tutti, indipendentemente dall’età».
Le iniezioni devono essere effettuate in zone del corpo con tessuto sottocutaneo come l’addome, evitando la parte vicina all’ombelico. Si possono eseguire anche nella parte alta del braccio e della coscia, oppure sopra il gluteo. Le iniezioni infine non vanno effettuate sempre nello stesso punto e vanno evitate le parti del corpo eccessivamente magre, oppure dove sono presenti cicatrici o lesioni.
ISTRUZIONI PER LE INIEZIONI SOTTOCUTANEE DI EPARINA