Eparina in ginecologia oncologica: terapia salvavita ma va personalizzata

Ginecologia oncologica – Le nuove diagnosi per i tumori dell’ovaio e della cervice uterina, le due forme principali di carcinomi ginecologici, ogni anno in Italia sono rispettivamente circa 5200 e 2400. La profilassi eparinica è necessaria, come indicato anche dalle principali linee guida, ma va personalizzata sulla base del piano terapeutico e delle caratteristiche della paziente.

È necessario però uniformarne le indicazioni, com’è emerso anche dalla survey Mito-MaNGO che è stata presentata nell’ambito di inOnco, una giornata di dibattito con i massimi esperti, con un unico obiettivo: la salute della paziente con un tumore ginecologico. La giornata è stata realizzata con il patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Mito (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer), MaNGO (Mario Negri Gynecologic Oncology group), ACTO (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) e con il supporto incondizionato di Techdow Pharma Italy.

La survey nel dettaglio

Una corretta profilassi eparinica aiuta a salvare la vita della paziente con un tumore ginecologico. Un concetto importante, ma manca ancora la consapevolezza sulla necessità di terapia ad hoc, come ha dimostrato la survey MITO-MaNGO che ha coinvolto specialisti oncologi e ginecologi di 50 Centri (5 ospedali privati, 21 pubblici, 22 universitari, 2 strutture ambulatoriali).

Alla domanda: “Quanto ritieni rilevante la profilassi tromboembolica in ginecologia oncologica?”, hanno risposto sì 41 centri su 50. Ma la confusione regna sovrana, com’è emerso dalle risposte successive. Per dare un’idea, l’utilizzo di un protocollo standardizzato viene ritenuto necessario per tutte le pazienti solo da 19 Centri, mentre 22 la riservano solo per la profilassi chirurgica. E alla domanda: “Chi gestisce la profilassi?” prevale con grande distacco il chirurgo, in 36 centri, seguito dall’anestesista (7 Centri) dall’ematologo esperto in coagulazione (5 centri)  dal cardiologo (in 2 centri).

Eparina: l’importanza di una profilassi ad hoc

«Tutti gli studi che sono stati effettuati in ambito chirurgico, evidenziano la validità della profilassi tromboembolica», sottolinea Domenica Lorusso, Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia Università Cattolica del Sacro Cuore e Responsabile-UOC Programmazione Ricerca Clinica Fondazione Policlinico Universitario A Gemelli IRCCS, Roma.

«Invece, gli studi non sempre concordano quando hanno come oggetto la profilassi antitrombotica nell’ambito della gestione clinica della paziente oncologica in trattamento chemioterapico. Se la profilassi non viene impostata correttamente, la paziente è ad alto rischio. Se incorre in una TEV, siamo costretti in alcuni casi a sospendere o rinviare i trattamenti oncologici, anche con farmaci innovativi, con tutto ciò che porta con sé questa decisione.

Oggi sappiamo di più su quando è più probabile che si manifesti un evento TEV e in chi. E stanno emergendo nuovi lavori scientifici relativi alla biologia del tumore e a quali marcatori molecolari prestare più attenzione perché sembrerebbero indicatori di un maggiore rischio di sviluppo della TEV. Sono tutti elementi da tenere in considerazione nella messa a punto della profilassi tromboembolica».

Come valutare la necessità di una profilassi con eparina

La scala di valutazione è un indicatore nella messa a punto della terapia eparinica ad hoc. Le più accreditate sono due: Caprini score per la chirurgia (https://www.mdcalc.com/calc/3970/caprini-score-venous-thromboembolism-2005) e Khorana score per la terapia ambulatoriale (https://www.mdcalc.com/calc/3315/khorana-risk-score-venous-thromboembolism-cancer-patients).

«La valutazione dell’evento trombotico va effettuata da un team, coinvolgendo anche il Centro trombosi se è presente», sottolinea la professoressa Lorusso. «Sappiamo ad esempio che se il rischio è basso, non è necessaria la profilassi tromboembolica, ma è necessario in ogni caso monitorare la paziente nel tempo per intervenire tempestivamente».

Un esempio: le donne sono particolarmente a rischio di embolia polmonare, che si manifesta nell’82% dei casi con dispnea improvvisa. Un sintomo importante, questo, che va approfondito rapidamente con una TAC polmonare, come sottolineato nelle linee guida 2019 ESC, European Society of Cardiology in collaborazione con ERS, European Respiratory Society.

 

 

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