Fare chiarezza per inquadrare bene il problema e agire tempestivamente in caso di necessità.
Sono questi gli obiettivi delle Linee guida AIOM (Associazione Italiana Oncologi Medici) 2020, relative al tromboembolismo venoso (TEV) nei pazienti con tumori solidi.
A soffrirne sono veramente in tanti. Per dare un’idea, l’incidenza annuale di un evento trombo-embolico nella popolazione generale è pari a circa 117 casi ogni 100 mila abitanti, un numero che aumenta di quattro volte in presenza di una neoplasia.
E il pericolo è inarrestabile, con un rischio trombotico che peggiora ulteriormente in caso di interventi chirurgici, chemioterapia e ormonoterapia e in presenza di cateteri venosi centrali.
La cellula tumorale, il direttore d’orchestra
Non c’è spazio per dubbi, dunque, per quanto riguarda il legame tra tromboembolismo venoso e malattia oncologica, tanto che il 90% dei pazienti presenta un’alterazione dei valori relativi ai test di laboratorio per l’emostasi. Proprio l’alterazione dell’emostasi, insieme a quella della parete vasale e la stasi ematica, rappresentano i tre meccanismi fisiopatologici alla base del TEV nei pazienti neoplastici. Ma c’è dell’altro. Gioca un ruolo importante l’ attività protrombotica esercitata dalle cellule tumorali.
Le ricerche hanno infatti evidenziato che sono in grado di attivare la cascata coagulativa attraverso la produzione di sostanze procoagulanti come il tissue factor o tromboplastina tessutale, e il cancer procoagulant, una cistein-proteasi identificata proprio nelle cellule tumorali, oltre che nei tessuti fetali.
In più, le cellule tumorali, grazie a meccanismi indiretti, possono indurre l’espressione di un fenotipo procoagulante in altre cellule ematiche come le piastrine, i monociti e le cellule endoteliali. Infine, le cellule tumorali possono attivare leucociti, piastrine e cellule endoteliali, provocando la produzione di fibrina.
Tutti questi meccanismi, uniti alla stasi da compressione provocata dalla massa tumorale, allo stato infiammatorio generale dell’organismo, alle infezioni, all’allettamento, provocano un incremento dei marker circolanti di attivazione della coagulazione e un pericoloso incremento di sviluppo di una trombosi.