Può l’eparina ritardare il sopraggiungere dell’Alzheimer?
Sembrerebbe di sì stando a uno studio pubblicato ad ottobre 2024 sulla rivista Molecular Psychiatry.
Il punto di forza dell’analisi è il fatto che si basa su ampi dati ospedalieri: sono stati identificati più di 15000 pazienti con un’età superiore a 65 anni ricoverati al Mount Sinai Hospital, con almeno cinque anni di osservazione e con una diagnosi clinica di Alzheimer. Sono stati poi confrontati i pazienti che avevano assunto eparina almeno una volta prima della diagnosi di demenza (24,7%) con quelli che invece non l’avevano mai presa (76,3%).
I ricercatori hanno scoperto che ai pazienti che assumevano eparina veniva, in media, diagnosticato l’Alzheimer due anni più tardi rispetto a quelli che non assumevano il farmaco. L’ipotesi è che il farmaco inibisca specifici effetti dannosi della proteina ApoE, che è stata collegata alla progressione della malattia di Alzheimer.
Tuttavia, l’uso dell’eparina potrebbe non prevenire direttamente la demenza, ma essere correlato a una migliore assistenza sanitaria generale, che a sua volta ritarderebbe l’insorgenza della malattia. Per questo sono necessarie ulteriori ricerche.