Eparina nebulizzata: terapia del futuro?

L’uso di eparina nebulizzata è tornato alla ribalta nei pazienti con polmonite da COVID-19. Dal momento che il farmaco non può essere assorbito attraverso il tratto intestinale e quindi la sua somministrazione può avvenire solo per via parenterale, si è esplorata la sua potenziale azione a livello locale, in questo caso polmonare. E i risultati fino ad oggi sembrano molto promettenti, sia dal punto di vista dell’efficacia che della sicurezza, anche se sono necessari altri lavori per confermarne i benefici.

Ma facciamo un passo indietro: l’uso di eparina nebulizzata non è una novità. «È stata usata per trattare diverse patologie polmonari, tra cui fibrosi cistica, tromboembolia polmonare, fibrosi polmonare, asma bronchiale. Nel 2006 la Commissione Europea ha concesso la designazione di farmaco orfano per una formulazione di eparina inalatoria per il trattamento della fibrosi cistica» spiega il professor Filippo Drago, Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania e docente di Farmacologia presso lo stesso ateneo.

eparina nebulizzata

Eparina nebulizzata e il suo razionale scientifico

La terapia con eparina nebulizzata non frazionata ha un forte motivazione scientifica rispetto al suo potenziale terapeutico per la sindrome da distress respiratorio acuto polmonare associato a COVID-19. Questo è caratterizzato da danno alveolare diffuso, iper-infiammazione, coagulopatia, formazione di membrane ialine, deposizione di fibrina nel microcircolo e trombosi microvascolare.

Gli studi condotti finora su pazienti con danno polmonare acuto e condizioni correlate hanno rilevato che l’eparina nebulizzata ha ridotto l’attivazione della coagulazione, la trombosi microvascolare e il peggioramento clinico, con conseguente riduzione del supporto ventilatorio. Senza contare che l’eparina in generale ha proprietà antinfiammatorie, mucolitiche e antivirali e, in particolare, ha dimostrato di inattivare il virus SARS-CoV-2 e di prevenirne l’ingresso nelle cellule.

Uno studio su eparina nebulizzata e Covid-19

Nel dettaglio, in uno studio pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology, 98 pazienti ospedalizzati con COVID-19 sono stati trattati con eparina nebulizzata (5000 UI ogni 8 ore, 10 000 UI ogni 4 ore o 25 000 UI ogni 6 ore) per una media di circa 6 giorni. I risultati sono stati valutati confrontando il tempo di tromboplastina parziale attivata (APTT) eseguito prima del trattamento e perciò basale, e il livello più alto raggiunto durante il trattamento. È stata monitorata inoltre l’ossigenazione, calcolata in base al rapporto tra la saturazione di ossigeno e la frazione di ossigeno inspirato oltre a uno score clinico modificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Si è visto come, anche nei pazienti che già ricevevano eparina per altra via, i valori del tempo di trompoplastina parziale attivata (APTT) risultavano aumentati in modo non rilevante e comunque all’interno dell’intervallo normale. Segno che il farmaco somministrato per via inalatoria non allunga in modo determinante i tempi di coagulazione. Incoraggianti anche i dati relativi al rapporto tra saturazione di ossigeno/ossigeno inspirato, che è sensibilmente migliorato dopo la somministrazione di eparina nebulizzata. Per quanto riguarda gli effetti avversi, si sono verificate emorragie minori in 16 pazienti, 13 dei quali erano già in terapia anticoagulante.

Sono necessarie ulteriori conferme

Le proprietà terapeutiche potenzialmente importanti dell’eparina nebulizzata sottolineano la necessità di studi clinici accelerati su larga scala per testare il suo potenziale di riduzione della mortalità nei pazienti con il COVID -19. Altri studi clinici, inoltre, hanno dimostrato che il farmaco per via inalatoria migliora in modo sicuro gli esiti in altre malattie respiratorie infiammatorie e agisce anche come mucolitico efficace nei pazienti respiratori che producono espettorato.

«Anche se diversi studi clinici hanno dimostrato che l’eparina nebulizzata mitiga l’insorgenza e la progressione del danno polmonare di diversa origine, il beneficio ha bisogno di ulteriori conferme. Al momento non è possibile stabilire che ruolo avrà la somministrazione per via inalatoria per le patologie polmonari, anche se studi preliminari indicano una validità clinica di questa formulazione» conclude il professor Drago.

 

 

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