Identikit di una malattia: la fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco che interessa gli atri, ossia le due camere superiori del cuore. Questi vengono attraversati da impulsi elettrici disorganizzati, generando un battito cardiaco irregolare e spesso accelerato (tachicardia). La prevalenza di questa malattia aumenta con l’età: quasi il 10% delle persone di età superiore agli 80 anni ne è affetto.

Cause

La fibrillazione atriale può verificarsi in assenza di altre cardiopatie ma si presenta più spesso in presenza di patologie quali:

  • Ipertensione arteriosa

  • Coronaropatia

  • Valvulopatie che interessano la valvola mitrale e/o tricuspide

  • Abuso di alcool

  • Ipertiroidismo

  • Difetti cardiaci congeniti

Cause meno frequenti di fibrillazione atriale sono:

  • Embolia polmonare

  • Difetti del setto atriale e altri difetti cardiaci congeniti

  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva

  • Miocardite

  • Pericardite

Come si classifica

  • La fibrillazione atriale parossistica si autolimita generalmente entro 48 ore ma può durare fino a una settimana. Gli episodi possono ripetersi.

  • La fibrillazione atriale persistente continua da più di una settimana oppure per cessare necessita di una cardioversione chimica o farmacologica.
  • La fibrillazione atriale persistente di lunga durata dura da più di un anno, ma vi è ancora la possibilità di ripristinare il normale ritmo cardiaco, ossia sinusale: più lunga è la durata della fibrillazione atriale, meno probabile è la sua conversione spontanea a ritmo sinusale e più difficile è la sua cardioversione.
  • La fibrillazione atriale permanente è cronica e non può essere convertita in ritmo sinusale.

Sintomi della fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale è talvolta asintomatica, ma più spesso i pazienti lamentano palpitazioni, vago fastidio toracico o sintomi come debolezza, sensazione di testa vuota, “fame d’aria”, in particolare quando la frequenza cardiaca è molto rapida (spesso 140-160 battiti/min).

Quando la fibrillazione provoca un eccessivo aumento della frequenza cardiaca, i ventricoli non hanno tempo sufficiente per riempirsi completamente di sangue e quindi si verifica una riduzione della quantità di sangue pompata dal cuore. Questo calo può indurre, soprattutto nei pazienti anziani o cardiopatici, anche un insufficienza cardiaca se la fibrillazione atriale persiste per diversi giorni.

Le complicanze

  • Formazione di trombi nelle cavità atriali

  • Elevata frequenza cardiaca, con conseguente ridotta gittata cardiaca.

In caso di fibrillazione, lo svuotamento degli atri non avviene in modo completo. Nel tempo, una certa quantità di sangue può ristagnare all’interno degli atri, rendendo così possibile la formazione di coaguli di sangue. A volte il coagulo può frammentarsi, e gli emboli formatisi possono passare nel ventricolo sinistro, viaggiare attraverso il torrente ematico e ostruire una piccola arteria, causando ischemie in varie sedi. Se i frammenti di un coagulo ostruiscono un’arteria cerebrale, si verifica un ischemia cerebrale.

Come si effettua la diagnosi

Sono i sintomi che solitamente suggeriscono la diagnosi di fibrillazione atriale e l’elettrocardiogramma (ECG) la conferma. Si procede in seguito a un’ecografia del cuore (ecocardiogramma), il più delle volte passando attraverso l’esofago. Questo esame consente ai medici di valutare le valvole cardiache, la funzione di pompa nel cuore e verificare l’eventuale presenza di coaguli di sangue negli atri. Talvolta si prescrivono anche esami del sangue finalizzati a verificare eventuale ipertiroidismo.

Trattamento della fibrillazione atriale

Il trattamento ha il fine di rallentare la frequenza cardiaca, ripristinare il normale ritmo cardiaco sinusale e, fondamentale, trattare la patologia responsabile dell’aritmia. In genere vengono somministrati anche dei farmaci per prevenire la formazione di coaguli di sangue, come l’eparina.

Per rallentare la frequenza cardiaca i farmaci utilizzati sono la Digitale, il Verapamil o i beta-bloccanti (Atenololo, Metoprololo, Bisoprololo, Carvedilolo, ecc). Talvolta per ottenere una buona risposta è necessaria l’associazione di più farmaci.

La fibrillazione atriale può convertirsi spontaneamente in un ritmo cardiaco normale. Se ciò non accade, La procedura con cui si tenta di interrompere l’aritmia e ripristinare il normale ritmo del cuore è chiamata cardioversione. Questa può essere eseguita mediante somministrazione di farmaci antiaritmici (generalmente per via endovenosa) o attraverso una “scarica elettrica” erogata con delle speciali piastre posizionate sul torace. Lo shock elettrico è efficace nel 75-90% dei casi. La scelta del tipo di cardioversione è fatta dal medico sulla base di una serie di fattori clinici e soprattutto della durata dell’episodio aritmico.

La terapia anticoagulante è necessaria

Prima di ripristinare il ritmo normale, poiché esiste un rischio di frantumazione di un coagulo di sangue e conseguente embolia, devono essere adottate misure preventive, ossia la somministrazione dei cosiddetti NAO (Nuovi Anticoagulanti Orali), per 3 o 4 settimane prima di tentare la conversione. Se il ritmo irregolare è presente da meno di 48 ore, il paziente non necessita di terapia anticoagulante prima della conversione.

Quando invece occorre effettuare una cardioversione urgente ma non è possibile datare l’insorgenza della fibrillazione atriale, occorre sottoporre il paziente a un ecocardiogramma transesofageo per essere certi che non vi siano coaguli nel cuore. Solo in questo caso si può procedere con la cardioversione. In tutti i casi, la terapia anticoagulante deve essere assunto per almeno 4 settimane dopo la conversione nella maggior parte dei pazienti.

Se tutti gli altri trattamenti per la fibrillazione atriale risultano inefficaci, si può valutare un intervento di ablazione, ossia la distruzione del nodo atrioventricolare, da cui partono gli impulsi elettrici anomali. In tal caso, si rende necessario l’impianto di un pacemaker permanente per riattivare successivamente i ventricoli.

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