Covid-19: la normale presenza di glutatione è in grado di supportare la funzione immunitaria
Mentre è dimostrata l’efficacia di eparina a basso molecolare nel trattamento del COVID-19, per la prevenzione di questa malattia non esistono protocolli convalidati ad eccezione del distanziamento fisico, del lavaggio delle mani e dell’isolamento.
Recentemente è stato pubblicato nutraceutici in grado di supportare la funzione immunitaria, inclusi glutatione (GSH), vitamina C, zinco e integratori immunomodulatori (come il 3,6 beta-glucano) potrebbero essere utili nel prevenire la trasmissione o ridurre la sintomatologia della fase iniziale della malattia.
In terzo luogo, per quanto riguarda il trattamento, l’infiammazione indotta da COVID-19 e la “sindrome della tempesta di citochine” con linfoistiocitosi emofagocitica (HLH)/sindrome da attivazione dei macrofagi (MAS) hanno provocato morbilità e mortalità estreme in soggetti con comorbidità accertate.
La carenza di glutatione alveolare è stata pubblicata nella letteratura medica per la Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), così come le polmoniti virali e batteriche risultanti da livelli aumentati di stress ossidativo e produzione di radicali liberi.
Il GSH è il principale antiossidante naturale delle nostre cellule
Il GSH è il principale composto tiolico non proteico presente nelle cellule animali. È composto da tre aminoacidi (cisteina, acido glutammico e glicina) e viene sintetizzato in due “steps” enzimatici: dall’enzima γ-glutammilcisteina ligasi (GCL) e l’enzima glutatione sintetasi (GS).
Le funzioni del GSH sono molteplici. In particolare, è il metabolita chiave per le vie di detossificazione dipendenti dal citocromo P450 che è giornalmente messo alla prova non solo dall’assunzione di farmaci, ma anche da prodotti di inquinamento (tossine ambientali) come i metalli pesanti o più banalmente i prodotti di derivazione del fumo di sigaretta e derivati dalla combustione di carburante.
Il glutatione svolge anche un’azione immunitaria poiché i linfociti T hanno un’elevata domanda di GSH per poter espletare regolarmente la loro attività e per replicarsi. Quest’ultima azione è collegata con la capacità antiossidante del tripeptide.
Quindi il GSH è il principale antiossidante naturale presente all’interno delle nostre cellule e gioca un ruolo cruciale nel normale bilancio tra lo stato ossidato e quello ridotto della cellula; ciò permette, come visto, l’adeguata regolazione di molte funzioni vitali della cellula come la sintesi e la riparazione del DNA, la sintesi delle proteine e l’attivazione e la regolazione degli enzimi.
Data la sua importanza in numerosi processi metabolici e di protezione cellulare, è facile intuire come la carenza di GSH, che si manifesta in gran parte attraverso un aumento della suscettibilità allo stress ossidativo, possa essere associata all’insorgenza e alla progressione di una moltitudine di patologie.
Le patologie causate da carenza di GSH colpiscono soprattutto soggetti con deficit congeniti di enzimi, specifici per il suo metabolismo, Ad esempio, soggetti con deficit di GS mostrano anemia emolitica, acidosi metabolica, infezioni batteriche e progressiva disfunzione del sistema nervoso centrale.
Il danno che ne risulta induce l’insorgenza e la progressione di molti stati di malattia in quanto con ridotti livelli di GSH hanno dimostrato di essere una peculiarità di una vasta gamma di patologie, tra cui diverse infezioni virali, inclusa quella da SARS-COV2.
Numerosi studi hanno evidenziato come un’alterazione dell’equilibrio dello stato redox intracellulare sia presente in molteplici infezioni virali e di come essa giochi un ruolo fondamentale nella progressione della patologia indotta dal virus.
Questo squilibrio sembra sia associato con una deplezione del GSH. Evidenze sperimentali, sia in vitro che in vivo, suggeriscono che l’infezione da virus Herpes simplex di tipo 1 (HSV-1) sia la causa di una diminuzione significativa del GSH e che il deterioramento dello stato redox intracellulare è necessario per la replicazione del virus.
In infezioni di HSV-1 è stato dimostrato come i livelli di GSH endogeni siano drasticamente diminuiti già nelle prime 24 ore dopo l’adsorbimento e di come l’aggiunta di GSH produca un’inibizione della replicazione virale, evidenziando un ruolo fondamentale del tripeptide nel ciclo vitale del virus.
Tale capacità dell’antiossidante sembra sostanzialmente legata all’inibizione delle ultime fasi della replicazione virale: la sintesi proteica dell’immunodeficienza umana (HIV) così come nei pazienti affetti da AIDS.
Analogamente si osserva la stessa condizione con altri virus quali l’HIV, HCV (epatite C) e dell’influenza A. Questi risultati hanno suggerito che un generale sistema antiossidante compromesso ha un ruolo importante in tali condizioni cliniche.
L’aumento delle citochine infiammatorie, causato dal Covid-19, induce la deplezione di GSH e lo stress ossidativo
È stato riportato che l’aumento dei livelli di citochine infiammatorie quali l’interleuchina (IL)-1, causato dal virus del SARS-COV2, possa indurre sia la deplezione del GSH che il conseguente stress ossidativo. Questo fenomeno, a sua volta, può attivare NF-κB, fattore di trascrizione noto per essere attivato in risposta a diversi tipi di stress ossidativo.
È in corso uno studio randomizzato controllato allo scopo di dimostrare che la formazione di NF-κB e citochine nel COVID-19
può essere inibita dai precursori del glutatione (N-acetil-cisteina e acido alfa lipoico) e glutatione con effetti antivirali associati, insieme a una valutazione di Nrf2 attivatori (curcumina, sulforafano glucosinolato) che hanno dimostrato di ridurre l’infiammazione.