Gli anziani sono una popolazione a rischio per quanto riguarda il tromboembolismo venoso (TEV). La maggior parte di pazienti affetti da TEV nei paesi sviluppati ha più di 65 anni. E man mano che una persona invecchia, aumenta anche la gravità della TEV, cioè la trombosi venosa diventa più frequente e più estesa, soprattutto se la malattia ha inizio con embolismo polmonare. L’embolia polmonare nelle persone anziane tende inoltre ad essere più grave rispetto ai giovani.
Il tromboembolismo venoso, che include la trombosi venosa profonda (TVP) e l’embolia polmonare (EP), si verifica ogni anno in circa 1 persona su 1.000. L’incidenza aumenta con l’età fino ad interessare almeno 5 persone su 1.000 persone di età superiore o uguale a 80 anni. La trombosi venosa profonda colpisce da sola di più rispetto all’embolia polmonare e gli esiti non sono sempre positivi: entro un mese dalla diagnosi, la morte si verifica in circa il 6% dei pazienti con TVP e nel 12% di quelli con EP.
Perché il TEV colpisce di più gli anziani
Con l’invecchiamento si verificano cambiamenti fisiologici nel sistema emostatico, come l’aumento dei livelli di fattori pro-coagulanti (fattore VIII, fattore VII e fibrinogeno), insieme alla compromissione del sistema fibrinolitico, che ha la funzione di controbilanciare il sistema della coagulazione. Tutto questo contribuisce ad aumentare il rischio di TEV nei pazienti anziani. Inoltre, alcuni fattori di rischio acquisiti, come il cancro e le malattie infiammatorie croniche, sono più comuni nella terza età e aumentano il rischio di TEV. Per questi motivi non sorprende che circa due terzi di tutti gli eventi di TEV si verifichino in pazienti di età superiore a 70 anni.
Per quanto riguarda i fattori di rischio acquisiti, si riscontrano in circa il 50% dei pazienti con TEV e possono essere classificati in persistenti o transitori e maggiori o minori. Esempi di importanti fattori di rischio transitori sono interventi chirurgici, traumi e ospedalizzazioni per malattie mediche acute. Con la pandemia da coronavirus il ricovero ospedaliero a causa della sindrome respiratoria grave acuta si è aggiunto un ulteriore fattore di rischio. I fattori di rischio permanenti si riferiscono a malattie croniche (cancro, diabete), quelli minori a eventi come infarto, chirurgia minore, edemi alle gambe, mentre quelli maggiori a condizioni quali frattura o protesi dell’anca, ictus.
Immobilizzazione, un rischio importante
Nei pazienti anziani il principale fattore scatenante della TEV è l’immobilizzazione prolungata, di solito correlata ai processi osteoarticolari degenerativi, alla perdita forze e mobilità, secondarie a ictus cerebrale e spesso associata a demenza.
Inoltre, i pazienti anziani con TEV spesso soffrono di malattie croniche che rendono in molto casi difficile la diagnosi. I sintomi a volte si sovrappongono e sono confusi o male interpretati e questo può peggiorare la prognosi.
La prevenzione
Il tromboembolismo venoso è una causa prevenibile di morbilità e mortalità nei pazienti anziani e la strategia più efficace per evitare questi esiti è la terapia anticoagulante. Tuttavia, i trattamenti con farmaci anticoagulanti presentano un rischio molto più elevato di complicanze emorragiche in questi pazienti. Gli elementi principali che complicano la gestione degli anticoagulanti in questa fascia della popolazione sono: mancata aderenza alla terapia, cadute, malattia renale cronica, poli-terapia, interazioni cibo-farmaco e farmaco-farmaco.
La prevenzione è essenziale negli anziani che corrono il rischio di soffrire di TEV e di solito si effettua somministrando come terapia iniziale iniezioni sottocutanee di eparina a basso peso molecolare. Per la fase estesa della terapia (dopo i primi 3-6 mesi di trattamento) non esistono ancora linee guida consolidate. L’uso degli anticoagulanti orali diretti a dosaggio ridotto presenta delle criticità per questa fascia di età particolarmente a rischio di emorragie.
Sono quindi in corso studi per valutare la sicurezza di alcuni principi attivi, tra cui gli eparinodi, che hanno dimostrato una riduzione del rischio di recidiva di TEV senza aumentare quello emorragico. Attualmente le preoccupazioni relative al sanguinamento hanno portato al sottoutilizzo e al sottodosaggio degli anticoagulanti da parte di molti medici. Tuttavia, l’età avanzata non dovrebbe mai essere una ragione per non usare farmaci anticoagulanti, anche se il rischio/beneficio dell’uso di questi farmaci deve essere valutato individualmente.