Caprini Score: quando è utile nella valutazione del rischio di TEV

Il Caprini Score è uno strumento di valutazione del rischio per l’insorgenza di tromboembolismo venoso tra i pazienti chirurgici. Il tromboembolismo venoso (TEV), che si presenta clinicamente come trombosi venosa profonda (TVP) e come embolia polmonare (EP), rappresenta la terza sindrome cardiovascolare acuta più frequente dopo l’infarto del miocardio e l’ictus.

In uno studio condotto nel 2004 in sei paesi europei, su una popolazione totale di 454,4 milioni di persone, 370 mila decessi erano da ricondurre a TEV: il 34% dei pazienti è morto improvvisamente o entro poche ore dall’evento acuto, prima che la terapia potesse essere avviata. Dei restanti pazienti la EP acuta è stata diagnosticata solo dopo la morte mentre solo il 7% aveva ricevuto una diagnosi corretta di EP prima del decesso.

La malattia tromboembolica è associata in modo particolare a mortalità e morbilità significative tra la popolazione ospedalizzata tanto da rappresentare un significativo problema di sanità pubblica. Si stima che il 10% dei decessi ospedalieri sia dovuto a EP e circa 1/3 di questi si presenti dopo un intervento. Anche nei pazienti appropriatamente trattati e quindi con un quadro clinico risolto per TEV, è presente il rischio di sviluppare ulteriori complicazioni. Più del 20% va incontro infatti al rischio di una recidiva. Inoltre, circa la metà dei pazienti con diagnosi di TEV sviluppa una sindrome post-embolica e circa il 4% di quelli con EP può sviluppare ipertensione polmonare cronica.

Dalla stratificazione del rischio alla profilassi

Alla luce della grave mortalità e morbilità associata a TEV, la stratificazione del rischio diventa basilare. L’importanza della corretta diagnosi suggerisce l’uso di punteggi clinici il cui impiego nasce da una duplice esigenza: ridurre la soggettività della diagnosi per arrivare a risultati ripetibili e trasmissibili e contenere quanto più possibile il ricorso a risorse umane, strumentali ed economiche che potrebbero essere diversamente impiegate in ambito sanitario. Tenendo ovviamente sempre ben presente l’obiettivo finale che è quello di arrivare a una diagnosi il più possibile tempestiva che consenta la messa in atto immediata di misure sanitarie atte a scongiurare gli esiti più nefasti del TEV.

Lo score di Caprini

Vari punteggi clinici sono stati proposti e aggiornati in tempi successivi: alcuni sono stati messi a punto per l’uso nello screening ambulatoriale, altri per la valutazione del rischio tromboembolico nel post-operatorio e durante la degenza ospedaliera. Tra i diversi punteggi clinici, lo score di Caprini viene ritenuto tra i più utili nel quantificare il rischio e nello stabilire, di conseguenza, le adeguate procedure di profilassi e terapia da applicare. Si tratta infatti di uno strumento pratico e ben convalidato del rischio di TEV, impiegato in diverse popolazioni per ridurre i tassi di incidenza di TEV nel post-operatorio.

Il Caprini score è stato progettato infatti per valutare il rischio di TEV nel singolo paziente durante la degenza ospedaliera e nella valutazione pre e post-chirurgica così da fornire una profilassi commisurata al rischio. La rivalutazione del punteggio di rischio dopo l’intervento è fondamentale perché consente di tenere conto dei possibili cambiamenti sopravvenuti come la rilevazione di un tumore, la durata dell’intervento o altri sviluppi imprevisti. Lo score di Caprini si rivela per altro utile anche al momento della dimissione del paziente per valutare il rischio di TEV, approntare la corretta profilassi e stabilirne la durata.

Caprini score: dalla nascita all’aggiornamento

Nel 1986 il dottor Joseph Caprini, in collaborazione con medici, chirurghi e infermieri, ha sviluppato un punteggio di valutazione del rischio di TEV basato su diversi fattori di rischio, sia ereditari che acquisiti. Pubblicato per la prima volta nel 1991, il Caprini score permette di stabilire, sulla base di diversi fattori, un punteggio che identifica il grado di rischio e la profilassi adeguata. Una correlazione tra l’aumento del punteggio di Caprini e l’aumento del rischio di TEV è ormai data per consolidata. È stato verificato infatti che all’aumentare del punteggio numerico, il rischio di TEV aumenta in modo esponenziale in ogni gruppo di pazienti in cui Il Caprini Score è stato testato.

Nel Caprini score ogni fattore di rischio ha un punteggio associato che è tanto più alto quanto maggiore è il rischio di TEV. Il punteggio finale viene calcolato sommando i valori dei punti per ciascuna domanda relativa a un fattore di rischio: maggiore è il punteggio, più elevato è il rischio di TEV. ll modello iniziale del Caprini Score si è evoluto incorporando ulteriori fattori di rischio per affinare la stratificazione del rischio. Un’interpretazione del rischio di TEV associato a vari intervalli di punteggio è dedotta da Pannucci et al. 2017:

0 — Rischio minimo di TEV — Probabilità minima
1-2 — Basso rischio di TEV — Minima probabilità
3-4 — Rischio moderato di TEV — 0,7% di probabilità
5-6 — Alto rischio di TEV — 1,8% di probabilità
7-8 — Alto rischio di TEV — 4,0% di probabilità
9 o superiore — Rischio massimo di TEV — Probabilità del 10,7%.

Una previsione del rischio quanto più possibile precisa

La validità del Caprini score nasce dal fatto di includere tra i fattori di rischio anche quelli legati alla storia medica del paziente, come episodi di cancro o aborti spontanei multipli, la presenza di problemi medici attivi come ictus recente o infarto del miocardio nel mese precedente alla rilevazione del punteggio, le condizioni di ipercoagulabilità note come il fattore V di Leiden o la trombocitopenia indotta da eparina (HIT). Il Caprini score tiene conto, inoltre, della natura dell’intervento e dello stato fisico del paziente nel post-operatorio valutando ad esempio la presenza di edema alle gambe o di un catetere venoso centrale.

A differenza di altri punteggi, il Caprini score interroga infine la storia familiare di trombosi che gli studi hanno dimostrato essere un importante fattore di rischio per la TEV anche tra parenti di secondo e terzo grado. Altra caratteristica distintiva è il monitoraggio delle precedenti complicanze ostetriche che, se presenti, possono implicare la presenza di anticorpi anti-fosfolipidi, fattore di rischio per la trombosi.

Validato in più di 500 mila pazienti e in più di 250 studi clinici in tutto il mondo, il Caprini score permette di identificare i pazienti ad alto rischio di TEV nel post-operatorio delineando un preciso quadro di profilassi anche dopo la dimissione. Il suo utilizzo consente per altro un’attenta valutazione del rischio che può anche suggerisce il non ricorso alla profilassi nei pazienti a basso rischio, soprattutto qualora il sanguinamento post-operatorio potrebbe rivelarsi pericoloso.

Conclusioni

L’adozione dello score di Caprini e dei relativi protocolli di profilassi ha ridotto in maniera significativa l’incidenza di TEV nel post-operatorio. Fornisce infatti una stratificazione del rischio estremamente accurata e al tempo stesso pratica che facilita le decisioni cliniche sulla profilassi peri e post-operatoria del TEV. Grazie agli sforzi volti a migliorare l’accuratezza predittiva del Caprini score e la selezione dei cicli di profilassi, è stato possibile ridurre il rischio di morbilità e mortalità legato a TEV.

Va sottolineato in ogni caso che il risultato di qualsiasi punteggio, anche quello dedotto dal Caprini score, va inserito nell’algoritmo diagnostico/terapeutico che è senz’altro più complesso dei singoli punteggi. Punteggi e algoritmi devono essere integrati nel quadro completo della valutazione clinica, che è sempre il punto di riferimento.

Uno studio trasversale condotto negli USA, in Gran Bretagna e in India per valutare il rischio di TEV partendo dal Caprini Score ( ) ha validato l’efficacia dell’utilizzo di questo metodo di stratificazione del rischio già prima dell’intervento. Questo testimonia che condividere informazioni con il proprio medico curante prima di un intervento e conservare questi dati nella cartella clinica elettronica del paziente è basilare per render ancora più precisa la previsione del rischio di TEV.

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