Trombosi Venosa superficiale: quando serve l’eparina?

La Trombosi Venosa superficiale (TVs) è caratterizzata dalla formazione di trombi nelle vene del sistema venoso superficiale degli arti inferiori o superiori, più raramente in una o più vene del torace o del seno (malattia di Mondor).

Le cause

La trombosi Venosa superficiale degli arti inferiori è una complicazione che appare nei pazienti portatori di vene varicose (tipiche delle donne), che sono causa di una stasi del circolo venoso. Per fortuna solo una parte di tali varici si complica, e questa circostanza spinge il medico a indicare un trattamento chirurgico preventivo.

Negli arti superiori la TVs si localizza nella vena ascellare e succlavia, provocata da anomalie della struttura ossea tra clavicola e gabbia toracica (I costa) che causano una compressione sul fascio neurovascolare, ma oggi la maggior parte di TVs è da far risalire all’infusione di farmaci (flebiti chimiche) o per la presenza di cateteri utilizzati per le chemioterapie.

Anche un piccolo trauma può determinare una lesione della parete venosa con infiammazione di una vena varicosa, ma a differenza della trombosi venosa profonda, che induce un’infiammazione molto lieve, la Trombosi Venosa superficiale presenta una reazione infiammatoria importante, che fa sì che il trombo aderisca saldamente alla parete della vena. Infatti, a differenza delle vene profonde, le vene superficiali non sono circondate da muscoli che possono comprimere e movimentare il coagulo di sangue. Per queste ragioni, la Trombosi Venosa superficiale raramente è accompagnata da mobilizzazione del coagulo verso il circolo polmonare (embolia polmonare).

I fattori di rischio in gioco

I fattori di rischio della trombosi venosa superifciale comprendono l’insufficienza venosa cronica (70% dei casi) le varici ne sono un esempio, neoplasie, trombofilia, gravidanza, terapia con estroprogestinici, obesità, pregresso tromboembolismo venoso, scleroterapia, utilizzo di cateteri intravenosi, malattie sistemiche autoimmuni (Behcet, Lupus, connettiviti), morbo di Buerger (flebiti migranti), e traumi.

I sintomi della trombosi venosa superficiale

Solitamente i pazienti manifestano indolenzimento o forte dolore e dato che il sangue nella vena si trombizza, la vena sottocutanea si indurisce come una corda e perde l’elasticità tipica. La vena può indurirsi per tutta la sua lunghezza. La cute sovrastante è generalmente calda ed arrossata.

Un trombosi venosa superficiale che si presenta ripetutamente nelle vene di braccia, gambe e tronco viene definita flebite migrante o tromboflebite migrante. Ciò può indicare un grave disturbo di base, come un tumore di un organo interno. La Tromboflebite migrante è stata associata ad una sindrome neoplastica già nel 1850, sindrome di Trousseau, un tumore di un organo interno, risultando una vera e propria flebite rivelatrice della malattia neoplastica.

Come si effettua la diagnosi

La diagnosi si basa sull’anamnesi e sull’esame obiettivo e può essere completata con esami strumentali soprattutto per scoprire una eventuale diffusione del trombo nel circolo venoso profondo. L’esame più diffuso è l’Ecocolordoppler Venoso che è in grado di individuare l’esatta morfologia e la sede della trombosi.

Fondamentale è la ricerca dell’interessamento delle giunzioni safeno-femorale e safeno-poplitea, che rappresentano le maggiori porte di ingresso al sistema venoso profondo. Le tromboflebiti superficiali si possono infatti complicare: è documentata una associazione di 6-44% con la trombosi venosa profonda, 20-33% con embolia polmonare asintomatica, e 2-13% con embolia polmonare sintomatica.

Il trattamento della Trombosi Venosa superficiale

Secondo la maggior parte delle linee guida e degli studi, il trattamento prevede l’utilizzo di calze compressive, terapia con farmaci antidolorifici, antiinfiammatori (anche topici) ed anticoagulanti.

Solo se la trombosi è poco estesa (meno di 5 centimetri), localizzata sotto il ginocchio e lontana da vene perforanti e safene, la terapia si può limitare a pomate eparinoidi, FANS e utilizzo di calza elastica. L’eparina a basso peso molecolare associata a elastocompressione graduata per 20-30 giorni è invece la migliore opzione terapeutica se la trombosi è più estesa. Questo riduce l’incidenza di estensione della trombosi stessa o la recidiva di circa il 70%.

Quando il trombo è localizzato vicino alla giunzione safeno-femorale e alla giunzione safeno-poplitea, per l’alto rischio di trombosi venosa profonda e/o embolia polmonare, sembra ragionevole un regime terapeutico anticoagulante di almeno 2-3 mesi. Sebbene l’infiammazione scompaia generalmente nell’arco di pochi giorni, possono passare diverse settimane prima che il gonfiore e il dolore scompaiano completamente.

Terapia chirurgica: quando è consigliata

Può servire un intervento chirurgico in caso di trombosi venosa superficiale? Se le vene colpite sono non varicose, la chirurgia è sconsigliata perché non risolverebbe il problema. In queste situazioni, infatti, è indicata la terapia anticoagulante. Se invece le vene sono varicose, nella fase acuta della trombosi venosa superficiale il trattamento che generalmente si consiglia è la terapia anticoagulante, anche se in letteratura quando la trombosi coinvolge le vene safene giungendo a ridosso della loro confluenza con le vene profonde, la legatura/asportazione chirurgica della vena è considerata una soluzione applicabile per prevenire una embolia polmonare.

Nella pratica clinica, tuttavia, anche in questa condizione si tende a preferire la terapia anticoagulante controllando l’eventuale evoluzione della malattia con Ecocolordoppler. Nel caso di tromboflebite superficiale in pazienti con varici, è consigliabile dopo la guarigione programmare un intervento chirurgico per prevenire le recidive trombotiche.

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